La mia bandiera. La resistenza al femminile
 
Regia/Direction
BUGANI GIULIANO, LUCCHESE SALVO  (Italy)
Interpreti/Main Actor
Ida Camanzi, Vinka Kitarovic, Italina Lolli, Anita Malavasi, Assunta Masotti, Nera Neri, Laura Polizzi, Pieria Tavani, Amedea Zanarini, Adelina Zaffagnini Grossi
Lingua/Language   Italian
Sottotitoli/Subtitles   N.D.
Produzione/Production   Elenfant Film (Italy)
Anno/Year   2011
Durata/Running time   52' 0''
Sinossi
La resistenza, per quanto grande potesse essere il coraggio e la determinazione degli uomini, non sarebbe stata possibile senza le donne e la loro funzione, pur essendo meno appariscente, non può essere considerata meno importante. L'adesione al movimento di liberazione ha rappresentato per molte donne una presa di coscienza della propria condizione, l'assunzione di responsabilità e ruoli che andavano oltre la sfera domestica a cui solitamente erano relegate. Inizialmente le donne furono corrieri e informatrici che operavano in modo spontaneo per conto dei propri familiari, ma successivamente divennero un gruppo organizzato, ingranaggio fondamentale per assicurare i collegamenti tra i vari distaccamenti. Il lavoro delle partigiane è stato delicato, duro e sempre pericoloso. Le partigiane infatti avevano il compito di trasportare informazioni e viveri ma molto spesso anche armi e munizioni, salendo attraverso le scoscese pendici degli appennini o i campi della pianura, percorrendo decine di chilometri in bicicletta o a piedi, col rischio di essere individuate dalla polizia fascista. Per la loro importanza strategica non di rado furono vittime di rastrellamenti, abusi e torture che nei casi più gravi portarono alla morte. Queste esperienze hanno lasciato un segno indelebile nelle donne che ne sono state vittime e ed è solo attraverso la sensibilità di altre donne, studiose e ricercatrici, che è stato possibile raccogliere le loro testimonianze, la cui memoria per l'età anagrafica dei testimoni potrebbe andare perduta da un momento all'altro.
Synopsis
The resistance, however great might be the courage and determination of men, would not have been possible without the women and their function, though less flashy, can not be considered less important. Becoming members of the liberation movement has been for many women an awareness of their condition, taking roles and responsibilities that go beyond the domestic sphere to which they were usually relegated. Initially the women were couriers and informants who worked in a spontaneous way on behalf of their family, but later became an organized group, gear essential for ensuring the links between the various detachments. Their work was delicate, hard and always dangerous. They had the task of bring information and food very often but also weapons and ammunition, climbing through the steep slopes of the Apennines and the camps of the plains, driving tens of kilometers by bicycle or on foot, with the risk of being identified by the fascist police. Because of their strategic importance they were often victims of raids, abuses and tortures which in severe cases led to death. These experiences have left an indelible mark in the women who were victims, and it is only through the sensibility of other women, academics and researchers who have obtained their witness, whose memory for the chronological age of the witnesses could go lost at any moment.